Economia

Riciclo: il 7% dei comuni italiani è “rifiuti free”

Legambiente censisce e premia le amministrazioni locali che differenziano almeno il 65% dei rifiuti e riducono il residuo indifferenziato a meno di 75 kg all’anno.

Tre milioni di italiani producono meno di 75 kg a testa di rifiuti indifferenziati in un anno. Non solo per loro merito, ma anche per la gestione dei rifiuti dei loro municipi. In 525 comuni del paese, infatti, le amministrazioni locali, non solo hanno raggiunto la soglia del 65% di raccolta differenziata (obiettivo nazionale in questa fase della transizione verso i rifiuti zero), ma hanno anche ridotto il residuo di secco indifferenziato, appunto, a meno di 75 chilogrammi per abitante. Lo evidenzia Legambiente in occasione dell’annuale “Premio Comuni Ricicloni“. La onlus ambientalista per questa edizione ha aggiunto al criterio della percentuale di differenziata anche quello dell’effettiva riduzione dell’indifferenziato in discarica: l’Europa chiede di restare sotto i 100 kg per abitante, Legambiente, per definire un comune “a rifiuti zero” ha alzato (o abbassato) l’asticella a 75 kg.

Il 7% dei municipi italiani può dunque fregiarsi del titolo di merito di “comune rifiuti free“, risultato ottenuto grazie a politiche di raccolta differenziata, incentivi al riciclo, disincentivi al conferimento in discarica o all’uso di inceneritori e, nella maggior parte dei casi, in seguito alla tariffazione “puntuale” che fa pagare l’utente in base a quanti rifiuti indifferenziati effettivamente produce. Come purtroppo spesso accade il nord viaggia più velocemente del centro-sud: dei 525 comuni virtuosi, 413 sono al nord87 al sud e 25 al centro; va però sottolineato che la Campania, con 50 comuni “ricicloni” (il 9% del totale) è tra le quattro regioni che superano la media nazionale del 7%, insieme a VenetoFriuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. All’estremo opposto ci sono quattro regioni in cui neanche un comune raggiunge la soglia del 65%: Sicilia, Puglia, Umbria e Val d’Aosta.

Capofila del movimento che, si spera, porterà l’Italia al traguardo dei “rifiuti free”, sono comunque i comuni medio-piccoli: nessun capoluogo di provincia compare in classifica ad eccezione di Pordenone, Belluno e Treviso. Nessuna grande città ha conseguito l’obiettivo “minimo” del 65% di differenziata e sono pochi anche i capoluoghi di provincia: tra questi Parma e Catanzaro, portati ad esempio da Legambiente per motivi diversi. Il comune emiliano differenzia il 73,5% dei rifiuti e un anno fa ha attivato la tariffazione puntuale, consentendo a 92.000 famiglie virtuose di ridurre la bolletta. Il capoluogo calabrese è passato in un anno dal 10 al 32% di differenziata, con un picco dell’80% nei quartieri serviti da un nuovo servizio di raccolta porta a porta. merita anche una menzione il Consiglio di bacino Priula, in provincia di Treviso: ben 556.000 abitanti vivono e riciclano nei 50 comuni qui consorziati: in un anno di attività del consorzio hanno raggiunto l’82,9% di differenziata e hanno un residuo secco residuo di soli 50 kg all’anno per abitante. Meglio ancora sono riusciti a fare in Trentino Alto Adige, dove i comuni dell’Alta Valsugana, per un totale di oltre 60.000 abitanti, sono serviti da un consorzio che differenzia l’86,3% dei rifiuti e lascia un residuo indifferenziato di appena 42,7 kg annui.

Legambiente ha diffuso il rapporto durante il “Forum Rifiuti“, organizzato con Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, e in partenariato con il COOU (Consorzio degli Oli Usati), durante il quale si è promosso il modello dell’economia circolare con dati incoraggianti: come la stima di 199 mila posti di lavoro creati in Italia da questo nuovo settore economico, o i 600 miliardi di euro annui che le imprese europee possono risparmiare dirottando i rifiuti dalle discariche ai circuiti di riciclo, rigenerazione e riparazione. Una filiera che potrebbe, da sola, ridurre del 2-4% le emissioni continentali di gas serra.
Il forum, tenutosi a Roma dal 21 al 23 giugno è servito anche per chiedere alle istituzioni (presenti esponenti delle commissioni ambiente di Camera e Senato e del Ministero dell’Ambiente) di percorrere fino in fondo la strada dell’economia circolare: “Ora la vera scommessa è quella far diventare nei prossimi 3 anni tutta l’Italia ‘Rifiuti free’ – ha dichiarato Rossella Muroni, presidente di Legambiente – traghettando i tanti comuni ricicloni verso la nuova sfida della riduzione del secco residuo da avviare in impianti di incenerimento e in discarica, per accompagnarli verso la rottamazione di questo sistema impiantistico che ha caratterizzato gli anni ’90 e 2000. Per realizzare ciò oltre all’impegno delle amministrazioni e dei cittadini, è però importante che anche la politica faccia la sua parte attraverso l’introduzione di un sistema di tariffazione puntuale su larga scala, dicendo stop ai nuovi inceneritori e avviando una graduale dismissione a partire dagli impianti più obsoleti. Ed ancora replicando le buone pratiche su tutto il territorio e definendo un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per far in modo che la prevenzione e il riciclo siano sempre più convenienti”.

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