L’analisi di ECCO: i settori trasporti e civile non stanno riducendo in linea con il percorso dell’Unione Europa, aprendo a rischio di infrazioni e a maggiori oneri per i conti pubblici
A una settimana dall’inizio della COP30 che dal 10 al 21 novembre riunirà a Belém i delegati dei paesi di tutto il mondo, ECCO – il think tank italiano per il clima – ha presentato il rapporto annuale sull’andamento del PNIEC, il Piano Energia e Clima dell’Italia, che definisce il quadro di attuazione nazionale degli impegni presi rispetto alla riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti.
L’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni è collegato a quello dell’Unione Europea il cui piano prevede una riduzione delle emissioni nette del 55% al 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Ebbene l’ultima versione del PNIEC del luglio 2024, secondo l’analisi di ECCO, non permette il raggiungimento di alcuni degli obiettivi stabiliti dal Fit for 55.
In particolare il think tank rileva come la proposta del Governo punti per il 2030 a una riduzione delle emissioni del 40% (anziché del 43.7%) rispetto al 1990 nei settori dei trasporti, del civile e della piccola e media impresa. Un divario che non viene colmato da misure alternative.
Proprio i settori dei trasporti e del civile sono diventati sempre più rilevanti in termini emissivi rispetto ai comparti energia e industria e l’analisi mostra come non si stiano riducendo le emissioni in linea con il percorso dell’Unione Europa, aprendo a rischio di infrazioni e a maggiori oneri per i conti pubblici.
Insomma, nonostante i danni del clima siano già costati all’Italia circa 12 miliardi di euro solo nel 2025, non si vede un cambio di passo nell’azione per contrastare i cambiamenti climatici a livello nazionale.
“Senza un riallineamento immediato del PNIEC agli obiettivi, l’Italia pagherà due volte: in competitività e in bolletta. – ha ricordato Chiara Di Mambro, Direttrice strategia Europa e Italia di ECCO – Servono scelte sulle politiche fiscali e industriali che spostino consumi e investimenti verso elettricità, efficienza e rinnovabili”.
Le emissioni del settore trasporti, che oggi cubano il 28% delle emissioni nazionali, sono in costante crescita dal 2021 e sono arrivate a un +7% rispetto al 1990. La transizione alla mobilità elettrica è in ritardo: se i punti di ricarica sono cresciuti del 19% nell’ultimo anno arrivando a 67.500, le auto elettriche circolanti sono ancora solo 333.000, molto distanti dal target di 4,3 milioni al 2030 fissato dal PNIEC.
Ma quella dei trasporti non è l’unica criticità rilevata dagli esperti di ECCO. Sul fronte energetico nei primi 8 mesi del 2025 sono stati installati 4GW di rinnovabili che vanno al sommarsi ai 13,5 GW installati nei due anni precedenti. Siamo a un quarto dell’obiettivo dei 70GW da raggiungere al 2030.
Sul fronte fiscale oneri e imposte sull’elettricità sono il triplo rispetto al gas e circa il doppio in confronto a diesel/benzina.
È poi rilevante come i SAD – Sussidi Ambientalmente Dannosi – risultino in crescita. Secondo l’ultimo Catalogo pubblicato dal MASE (dati 2022) siamo arrivati a 24,19 miliardi di euro: 3,2 mld in più rispetto al 2022. Una stima inoltre molto prudenziale se pensiamo che secondo il FMI, considerando anche i sussidi impliciti, il totale dei SAD schizzerebbe a 63 miliardi di euro. Addirittura Legambiente stima che nel 2023 il livello sarebbe arrivato a 78,7 miliardi di euro.
Proprio una riforma della fiscalità energetica è la prima delle policy suggerite da ECCO. Una revisione generale di imposte e oneri sull’elettricità perché i consumatori possano vedere riflessi in bolletta i benefici di tecnologie più efficienti. E ovviamente l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi, espliciti e impliciti.
Sul fronte tecnologico la richiesta è di accelerare lo sviluppo di tecnologie come pompe di calore, ricarica fast/ultrafast, utility-scale storage e integrare nel mercato elettrico le rinnovabili a prezzi competitivi.
Proposto inoltre l’istituzione di un fondo automotive pluriennale: incentivi prevedibili per BEV/PHEV, flotte aziendali a emissioni zero, e sviluppo filiere (batterie, componentistica).
