Dall’irrigazione a goccia alla produzione “integrata”, dalla “funivia delle mele” al packaging compostabile, di magazzini naturali agli impianti fotovoltaici: le soluzioni applicate dall’azienda Trentina per un’agricoltura più sostenibile e in sintonia con la Natura.
Con una popolazione mondiale che aumenta oltre gli 8 miliardi di persone, le riserve mondiali di acqua dolce diminuite del 20% negli ultimi 20 anni, e un riscaldamento globale che causerà sempre più eventi estremi e incertezza nelle condizioni climatiche, il settore agricolo è chiamato forse più di altri a una decisa transizione verso una maggiore sostenibilità.
Il Green Deal dell’UE, l’accordo tra i paesi membri che ha fissato gli obiettivi di sostenibilità a breve e medio termine, per l’agricoltura europea ha individuato diversi fronti di intervento per diminuire il consumo di risorse naturali e mantenere livelli di produzione sufficienti ai bisogni dei cittadini; ad esempio: aumentare la biodiversità intorno alle coltivazioni; promuovere l’innovazione, la digitalizzazione e la ricerca in agricoltura; efficientare i consumi energetici delle imprese e diminuire la produzione di CO2 del settore.
In Italia ci sono aziende, filiere e consorzi che si sono mossi da tempo in questa direzione, modificando tecniche e tecnologie di coltivazioni, trasformazione, immagazzinamento, confezionamento e trasporto, secondo logiche più efficienti e rispettose dell’ambiente. E’ il caso di Melinda, consorzio trentino che raggruppa oltre 4000 produttori di mele tra la Val di Non e la Val di Sole. Di questi temi abbiamo parlato con Luca Zaglio, direttore generale del Consorzio.
Il cambiamento climatico e l’imprevedibilità di eventi estremi rappresenta davvero un pericolo maggiore rispetto al passato?
Il cambiamento climatico ha un impatto sempre più rilevante sulle attività dell’intera filiera produttiva. La crescente frequenza degli eventi estremi, in particolare, si fa sentire con forza generando una costante incertezza per gli agricoltori. Questa situazione ci spinge da un lato a cercare nuove soluzioni nel campo della sostenibilità accelerando sui progetti già avviati e, dall’altro, a implementare strategie di difesa attiva e passiva.
Accanto alla sottoscrizione delle tradizionali polizze assicurative, infatti, riteniamo che le operazioni sul campo debbano essere accompagnate da opportune iniziative – come l’impiego delle reti antigrandine, per citare solo un esempio – atte a prevenire gli effetti sempre più dirompenti degli eventi climatici estremi.
Che cosa rende una produzione come la vostra “integrata e biologica” ?
La produzione integrata impone un uso efficiente di tutte le risorse, e i fattori impiegati con l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale. Melinda ha ottenuto la certificazione di prodotto che attesta il rispetto degli standard del relativo “Disciplinare di Produzione”: il documento che regola ogni aspetto delle attività di coltivazione – dall’irrigazione al controllo delle malattie delle piante (fitopatie) – con mezzi naturali o con agrofarmaci scelti in base a un profilo eco-tossicologico particolarmente favorevole.
Anche la produzione biologica, ovviamente, è regolata da un apposito disciplinare che impone, tra le altre cose, la tutela della biodiversità e degli equilibri ecologici. I frutticoltori del Consorzio impegnati nella coltivazione delle mele Melinda Bio seguono rigorosamente le queste linee guida, operando in apposite “isole” dedicate, all’interno di diversi frutteti.
Anche la selezione e il confezionamento, con l’impiego di un imballaggio totalmente riciclabile e compostabile, avvengono in un centro apposito. Oggi Melinda è la realtà trentina con la maggior superficie destinata al biologico: oltre 240 ettari con un’altra settantina in attesa di conversione.
Quali tecnologie e soluzioni hanno a disposizione coltivatori, allevatori, aziende di trasformazione che vogliano puntare sul risparmio energetico e quello idrico?
Sono molteplici le opportunità di utilizzo efficiente di queste risorse. Sul fronte energetico, ad esempio, è possibile ridurre i consumi sfruttando soluzioni originali operando, contemporaneamente, nell’autoproduzione. Melinda, che grazie ai propri pannelli fotovoltaici e alla fornitura idroelettrica utilizza esclusivamente fonti rinnovabili, conserva parte delle proprie mele nelle celle ipogee: i magazzini naturali sotterranei della miniera Rio Maggiore, dove le peculiari condizioni ambientali permettono di ridurre i consumi energetici del 30% nel confronto con le tipiche soluzioni di superficie.
Per quanto riguarda l’impiego delle risorse idriche occorre affidarsi alle migliori tecnologie irrigue e ai sistemi di recupero e riutilizzo negli impianti. L’impiego dell’irrigazione a goccia nei campi e dei sistemi di riciclo dell’acqua negli impianti di lavorazione ci consentono inoltre di tagliare anche i consumi idrici.
Gli ecosistemi selvatici possono convivere con campi e frutteti? Vedete con favore il ritorno delle siepi e dei boschetti intorno agli appezzamenti agricoli come vorrebbe la Nature Restoration Law europea?
Siamo certamente attenti alle opportunità offerte dalla tutela della biodiversità e dalle sinergie naturali che si basano sulla valorizzazione dei servizi ecosistemici. In occasione della fioritura, ad esempio, Melinda opera per favorire la presenza benefica delle api, accogliendo ogni primavera migliaia di alveari forniti dagli apicoltori. Gli insetti hanno il compito di rifornire di polline i fiori dei meli innescando il processo di crescita dei frutti.
Com’è possibile aumentare la sostenibilità della filiera dal campo alla tavola?
Le attività di conservazione, trasporto e imballaggio offrono molte opportunità di intervento per massimizzare l’efficienza riducendo i consumi e l’impatto ambientale. Particolarmente significative, in particolare, sono le soluzioni offerte dall’economia circolare: a partire dal riutilizzo e dal riciclo dei materiali e dei prodotti, grazie a un’opportuna strategia di progettazione.
Con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, ad esempio, Melinda ha avviato specifici progetti per realizzare confezioni composte dagli scarti della lavorazione industriale delle mele, che possono essere smaltite con la frazione organica ed essere trasformate in compost.
Sul fronte della conservazione e dei trasporti, il Consorzio è impegnato nella realizzazione della “funivia delle mele”, un nuovo impianto a fune il cui progetto ha vinto il bando PNRR dedicato alla logistica agroalimentare. Una volta completata, la funivia permetterà di trasportare 40mila tonnellate di frutta direttamente alle celle ipogee, i già citati magazzini naturali dove le mele vengono conservate con minore impiego di energia. Il trasporto via fune consentirà di evitare ogni anno 12mila chilometri di viaggi su gomma, attualmente percorsi con veicoli a motore.