Ecosistema racconta le potenzialità del biochar, materiale innovativo su cui si concentrano ricerca e industria, per fissare il carbonio a terra prima che si disperda nell’atmosfera in forma di CO2. Ne parliamo con Sveva Corrado, docente di Roma Tre.
Pochi giorni fa, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha reso noto che in questi cinque anni, dal 2025 al 2029, le temperature medie del pianeta resteranno su livelli record, infrangendo di fatto quel limite di 1,5 gradi centigradi di riscaldamento globale che non avremmo dovuto superare prima della fine del secolo.
Com’è noto la causa principale del riscaldamento globale è la presenza eccessiva di anidride carbonica nell’atmosfera: attualmente la misura è di oltre 420 parti per milione (PPM) di CO2; prima dell’era industriale erano circa la metà; dopo la Seconda Guerra Mondiale fu superata quota 300; e negli ultimi anni dieci anni si è toccata quota 400.
Per frenare il fenomeno occorre innanzitutto bilanciare le emissioni di CO2 con quello che la natura riesce ad assorbire tramite oceani e vegetazione: in primis cercando di limitare il più possibile le emissioni industriali, agricole, residenziali, dei trasporti, ecc; e poi trovando metodi sempre più efficaci per catturare CO2 dall’atmosfera e “sequestrarla” a terra in forme inerti.
Ad aprile, il Villaggio per la Terra ha ospitato docenti e studenti del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, che hanno mostrato al pubblico le proprietà e gli utilizzi di un materiale innovativo: il Biochar. Partendo da biomasse di rifiuti vegetali e animali, si può ricavare questo materiale “carbonioso” che poi si presta a moltissimi utilizzi in edilizia, agricoltura, depurazione delle acque, e persino nell’arte. Ne abbiamo parlato nella puntata del 12 giugno di “Ecosistema”, la rubrica radiofonica di Earth Day Italia trasmessa da Radio Vaticana, ospitando Sveva Corrado, professoressa del Dipartimento di Scienze – sezione Geologia, dell’Università Roma Tre. Di seguito il podcast della trasmissione.