Ecosistema dedica la puntata di questa settimana ai riflessi dei negoziati di Belèm, con le analisi di Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia; in attesa del documento finale, frutto degli accordi tra le nazioni.
L’incendio divampato nella Zona Blu ha ritardato gli eventi conclusivi della COP30, mettendo in dubbio la chiusura della conferenza prevista per oggi, 21 novembre. Come per ogni COP, solo alla fine si capirà se le delegazioni di tutti i paesi del mondo avranno fatto passo avanti significativi o soltanto mancato un’occasione per definire politiche climatiche decisive.
Qualcuno ha definito questa come la COP dell’attuazione: intendendo che dopo anni di conferenze passate a discutere “che cosa” va fatto per fronteggiare la crisi climatica, è arrivata l’ora di definire nel dettaglio “come” bisogna agire.
La finanza climatica e la giusta transizione sono i temi di fondo di questo evento. Lula, il presidente brasiliano, ha messo fretta ai suoi ospiti quando li ha accolti dicendo: “Stiamo andando nella direzione giusta, ma alla velocità sbagliata”. Simon Stiell, segretario dell’UNFCCC, la convenzione quadro dell’Onu sul clima, aprendo la COP, ha ricordato che gli accordi multilaterali sono fondamentali, e che “la conferenza non è un’arena di combattimento” tra delegazioni, ma un luogo dove tutte le nazioni combattono insieme contro la crisi climatica.
Un’altra definizione che gira nell’ambiente è “La Cop delle Foreste”. Da una parte perché, ancora prima che iniziasse, il Brasile ha presentato il Tropical Forest Forever Facility: un fondo di investimento che servirà a finanziare i paesi che vogliono proteggere le loro foreste. 53 paesi hanno aderito all’iniziativa per una disponibilità virtuale di 5,5 miliardi, pubblici e privati.
L’altro motivo è che la sede della COP è Belèm, la città alle porte dell’Amazzonia. In queste settimane sia i padiglioni dei negoziati, sia gli spazi pubblici circostanti sono stati continuamente presidiati da rappresentanze di popoli originari di diversi continenti e paesi, ma soprattutto amazzonici.
Pochi giorni fa anche Leonardo Di Caprio, con un video messaggio Instagram, ha sottolineato l’importanza i questi “negoziatori” che troppo spesso sono stati ignorati in passato: “I popoli indigeni – ha detto l’attore – ci hanno dimostrato che la salvaguardia della natura è la nostra soluzione più efficace alle crisi climatica, della biodiversità e del benessere umano. (…) I nostri leader mondiali alla Cop30 devono garantire ai custodi più efficaci della natura le risorse necessarie per continuare a proteggere questi ecosistemi vitali”
Abbiamo cercato di fare un bilancio dei negoziati in “Ecosistema”, la rubrica radiofonica settimanale trasmessa da Radio Vaticana. In studio Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia. Di seguito il podcast della trasmissione.
