L’Agenda 2030 compie 10 anni ma il mondo è ancora lontano dal centrare i 17 obiettivi sottoscritti all’Onu. Enrico Giovannini commenta il nuovo rapporto ASViS che descrive l’Italia come un paese non ancora sulla strada di uno sviluppo sostenibile.
Dieci anni fa le Nazioni Unite sottoscrissero l’Agenda 2030: una serie di 17 obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale da centrare entro la fine di questo decennio: dall’eliminazione di fame e povertà alla transizione verso le energie rinnovabili, dalla promozione dei diritti civili alla lotta al cambiamento climatico. Ogni anno ASVIS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, pubblica un rapporto che fa il punto a livello globale e si concentra sugli sforzi dell’Italia per centrare i suoi obiettivi.
Ne abbiamo parlato in “Ecosistema”, la rubrica radiofonica settimanale di Earth Day Italia trasmessa da Radio Vaticana, con Enrico Giovannini, co-fondatore e direttore scientifico di ASVIS. Di seguito il podcast della trasmissione.
Secondo le previsioni, a livello mondiale, solo il 18% degli obiettivi potranno essere centrati entro il 2030. A partire dall’obiettivo forse più importante dell’agenda: il numero 16 “Pace, Giustizia e istituzioni solide”. Oggi i conflitti armati attivi nel mondo sono 59, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 2024 sono state contate 50 mila vittime civili, con un aumento spaventoso di vittime tra bambine, bambini e donne dovuto soprattutto alla situazione israelo-palestinese. La spesa militare globale ha raggiunto la cifra di 2.700 miliardi di dollari, con stime che ne prevedono il raddoppio entro il 2035. Basterebbe il 10% di questa cifra spesa in armi per debellare la povertà estrema dal mondo.
La combinazione di conflitti e cambiamenti climatici ha fatto raddoppiare negli ultimi 10 anni il numero di sfollati che hanno lasciato le terre e le comunità d’origine. Oggi sono 123 milioni di persone.
Sul fronte ambientale un obiettivo importante dell’Agenda 2030 è creare aree marine protette che coprano il 30% dei mari del pianeta. Ad oggi però solo l’8,4% degli oceani è classificato come tale. Ci sono però anche delle buone notizie: nelle previsioni per i dati finali del 2025 le energie rinnovabili supereranno il carbone come primo vettore nell’energia elettrica.
Per quanto riguarda l’Italia il rapporto denuncia che il paese “non ha ancora intrapreso un percorso virtuoso verso uno sviluppo sostenibile” e prosegue analizzando luci ed ombre delle nostre politiche di sostenibilità. Il Paese sta mancando gli obiettivi sulla gestione dell’acqua (Goal 6), soprattutto sull’eccessivo prelievo e sugli sprechi. Un’altra criticità sono gli ecosistemi terrestri (Goal 15), non abbastanza tutelati e con un consumo di suolo che non si ferma. Luci e ombre invece per la sostenibilità delle città (Goal 11): diminuiscono le giornate di inquinamento ma aumentano il traffico privato e gli abusi edilizi.
Le buone notizie vengono dal settore delle energie rinnovabili (Goal 7), con un mix energetico che vede crescere le fonti non fossili. Secondo il rapporto Asvis il Goal 12, “Consumo e produzione responsabile”, è quello con i progressi migliori: raccolta differenziata, riciclo, riuso dei materiali. Passando agli ecosistemi marini (Goal 14), il rapporto indica un minore sfruttamento eccessivo della pesca in mare, ma non sufficiente a ottenere li obiettivi dell’Agenda 2030. Anche la lotta al cambiamento climatico (Goal 13) è tra i settori in miglioramento, con una diminuzione delle emissioni pro capite.
Da segnalare però che, se le politiche nazionali non sono ancora in linea con gli impegni presi, la popolazione italiana, nonostante i luoghi comuni, sembra aver decisamente cambiato mentalità. Secondo l’indagine di Asvis, il cambiamento climatico è un “problema serio” per l’86% dei cittadini. Ancora più incoraggiante il numero di connazionali (79%) che vedono la transizione ecologica non come una moda politica ma come una fonte di benefici per l’ambiente, l’economia, le imprese e le famiglie. Più ancora degli altri europei, gli italiani auspicano che si investa subito nella transizione ecologica: l’85% preferisce fare sacrifici ora piuttosto che pagare i danni della crisi climatica in un futuro incerto.
Un’ulteriore motivo di speranza viene infine dal Parlamento: con l’accordo di tutte le forze politiche ha appena approvato una norma che, per tutte le proposte di legge presentate in futuro, sia obbligatorio includere una VIG – Valutazione di Impatto Generazionale. Una pietra miliare – nella scia dell’inserimento in Costituzione del tema ambientale – per tutelare i diritti e le possibilità dei cittadini italiani del futuro.
