Una figura iconica, con un pensiero politico oggi quanto mai inconsueto: il rifiuto di un consumismo sfrenato e la crescita di un’economia rigenerativa, con al centro le relazioni umane e la felicità dell’uomo.
Si è spento, a pochi giorni dai 90 anni, José Alberto Mujica Cordano, conosciuto semplicemente come “Pepe” Mujica. Presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, esempio di vita spesa per la libertà e il benessere del suo Paese. Mujica è stata una delle personalità politiche più amate non solo in America latina, ma nel mondo intero. Una sobrietà e coerenza politica uniche.
La vita di Pepe Mujica è stata una vera e propria avventura. Tra i leader dei Tupamaros, organizzazione guerrigliera attiva in Uruguay tra gli anni ’60 e ’70 durante la dittatura militare, ha passato 14 anni in carcere tra isolamento e torture. Dagli anni ’80 è stato eletto deputato, senatore e poi ministro dell’agricoltura tra il 2005 e il 2008. Nel quinquennio 2010-2015 è stato eletto presidente del paese con il partito Movimento di Partecipazione Popolare.
La sua politica è stata in controtendenza rispetto al modello economico dominante e alla cultura dell’ iperconsumo e dell”iperproduzione che lo hanno contraddistinto. Anche da presidente, ha continuato a vivere nella sua fattoria, nella periferia di Montevideo, dove coltivava fiori e il suo orto. Ha sempre donato il 90% del suo stipendio da massima carica del Paese.
Una delle parole che sicuramente lo hanno rappresentato è “sobrietà”. Una persona semplice ma visionaria, con un’idea di società in cui la produttività non è sinonimo di sfruttamento, ma di equilibrio. Una visione non nemica del mercato, ma del consumo fine a se stesso, che non genera giustizia sociale e uguaglianza. Una persona che ha vissuto credendo che l’importante fosse uno stile di vita essenziale ma pieno di significato.
Rimane celebre il discorso pronunciato da Mujica durante la Conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro il 20 giugno 2012. Affrontando molti temi, sulla questione ambientale si è espresso dicendo che “La crisi dell’acqua e la crisi dell’aggressione ambientale non sono una causa. La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo costruito. E ciò che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere.”
Una visione del nostro quotidiano decisamente in controtendenza con quella che viviamo tutt’oggi. Risorse ambientali da sottomettere per generare sempre più ricchezza. Una produttività e un consumo sempre più intensi e rigorosamente per pochi. Ma, come ha detto Mujica nello stesso discorso davanti ai rappresentati di tutti i Paesi della Terra: “Povero non è colui che possiede poco, ma veramente povero è colui che necessita infinitamente di più. E desidera sempre di più.”
Durante il suo mandato Mujica ha portato avanti molte riforme dal punto di vista ambientale e sociale. Ha incentivato l’agricoltura sostenibile, riducendo l’uso di prodotti inquinanti, e la protezione della biodiversità, sia marina che terrestre. Importanti anche le iniziative volte a promuovere uno stile di vita sano e ridurre l’inquinamento delle grandi città, soprattutto la capitale Montevideo, costruendo spazi verdi e incentivando il trasporto elettrico e pubblico. Alla fine della sua presidenza, nel 2015, il 95% dell’energia prodotta in Uruguay proveniva da fonti rinnovabili come l’eolico.
Sul fronte sociale ed economico ha realizzato politiche che ancora dieci anni dopo si potrebbero definire all’avanguardia, rendendo l’Uruguay il Paese socialmente più evoluto di tutta l’America latina. Nel 2012 è stato legalizzato l’aborto e nel 2013 il matrimonio omossessuale. Nel 2014 è avvenuta la legalizzazione della cannabis nel tentativo di sottrarre potere ai cartelli della droga, ridurre i danni associati al consumo e promuovere una politica sanitaria più efficace. In quegli anni ha diminuito il tasso di povertà e quello di disoccupazione, oltre ad aumentare il salario minimo.
Con la scomparsa di Mujica, se ne va una persona che ha sempre combattuto convinto che la rivoluzione necessaria fosse più culturale che politica. Quello che va cambiato, secondo lui, è il comportamento quotidiano del singolo in quanto parte di una comunità. Coltivare quindi le relazioni umane e con l’ambiente è fondamentale come ricordava in chiusura del celebre discorso: “Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente si chiama: la felicità umana.”