Economia Ecosistema

Rinnovabili: chi ci crede?

Gli investimenti cinesi, la situazione in Europa, le politiche energetiche italiane… Ecosistema fa il punto della transizione energetica ospitando Alessandro Macina, giornalista di Presa Diretta (Rai3) che questa settimana ha affrontato l’argomento nell’inchiesta “Rinnovabili indietro tutta”.

Domenica scorsa la trasmissione d’inchiesta di Rai3, “Presa Diretta”, è stata incentrata sulle fonti di energia alternative a petrolio, gas e carbone. Il programma condotto da Riccardo Iacona, portava un titolo provocatorio: “Rinnovabili: indietro tutta”. L’inchiesta ha voluto sottolineare come in questo momento, nel nostro paese e in occidente in generale, ci sia un’ondata di sfiducia verso le rinnovabili, sia da parte della politica, sia da una parte dell’opinione pubblica, male informata o volutamente disinformata, soprattutto sui social.

In generale l’inchiesta di Presa Diretta sostiene che, mentre la Cina sta facendo enormi passi avanti nell’impiantare centrali eoliche e fotovoltaiche, l’Italia, che per la maggior parte importa l’energia che consuma, sta rallentando quella spinta alle rinnovabili che aveva avuto fino a poco tempo fa.
Ne abbiamo parlato Alessandro Macina, giornalista e inviato di Rai3, nella puntata di questa settimana di Ecosistema, la rubrica di Earth Day Italia trasmessa da Radio Vaticana. Di seguito il podcast della trasmissione.

Secondo dati ufficiali dell’Agenzia Internazionale dell’Energia dall’inizio di questo secolo, è aumentato del 50% il fabbisogno di energia nel mondo: dai trasporti all’industria, dall’agricoltura alle necessità domestiche. Per produrre l’energia necessaria quindi, tutte le fonti primarie sono state sfruttate molto di più negli ultimi 25 anni, rispetto a prima del 2000. Ad esempio i prodotti di raffinazione del petrolio sono aumentati del 18%. Il petrolio è ancora la fonte di energia principale: il 30% del totale; segue di poco il carbone (al 28%); la triade fossile è completata dal gas naturale, al 23%. Quindi oltre l’80% dell’energia prodotta sul pianeta deriva ancora dai fossili, con tutte le conseguenze per l’ambiente che conosciamo. I bio carburanti sono vicini al 9%;  il nucleare poco meno del 5%; solare, eolico e altre rinnovabili assommano al 3%; l’idroelettrico al 2,5%.

Le cose migliorano se analizziamo la sola produzione di energia elettrica: la quota dei fossili scende al 60%, di cui un terzo prodotto da centrali a carbone. Solare, eolico e altre rinnovabili superano il 10%; l’idroelettrico il 15%. Il nucleare rappresenta il 9% dell’energia prodotta nel mondo.

Per riassumere: anche se in percentuale le rinnovabili, spinte dai miglioramenti tecnologici, crescono più delle fonti fossili, in termini assoluti si estraggono e si consumano molto più carbone, gas e petrolio rispetto al 2000: ad esempio il consumo di carbone nel mondo è quasi raddoppiato; e di conseguenza anche le emissioni di CO2. Questo è il motivo per cui il riscaldamento del pianeta non solo non si arresta, ma accelera.

Le cose vanno leggermente meglio in Europa (i dati comprendono Turchia, UK e Israele, ed escludono la Russia). Il continente consuma il 12% dell’energia prodotta al mondo, ma dal 2000 consuma il 10% in meno (grazie alle tecnologie e alle pratiche di risparmio energetico). Il 32% del fabbisogno è prodotto con il petrolio e il 25% con il gas. La quota del carbone è intorno al 13%. Il totale fossile è quindi circa del 70%. Il nucleare genera il 10%. Tutte queste fonti sono in leggero calo. L’idroelettrico è stabile al 2,5%. In crescita: solare, eolico e altre rinnovabili al 5%; e i biocarburanti arrivati al 10%. Tutto questo però ancora non basta per l’obiettivo comunitario (UE, non Europa intera) di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 e di elevare la quota di consumo di energia da rinnovabili al 42,5% entro il 2030.

L’Italia rappresenta l’1% delle emissioni globali di CO2. La buona notizia è che dal 2000 emettiamo più del 25% meno anidride carbonica. La quota fossile dell’energia di cui disponiamo però è più alta della media europea: intorno all’80% (soprattutto gas e petrolio). A questa va aggiunto un altro 10% di biocarburanti e rifiuti che alimentano i termovalorizzatori. Resta un 2,5% di idroelettrico e un 7,5% di rinnovabili (principalmente solare ed eolico). Molto più sostenibile il mix energetico della nostra produzione nazionale: rinnovabili e idroelettrico insieme superano il 40%; un altro 35% viene dai termovalorizzatori di rifiuti, oli e scarti biologici; le fossili seguono al 25%.

Articoli collegati

La lezione ecologica di Papa Francesco

Giuliano Giulianini

La finanza come alleata per una transizione sostenibile

Giovanni Pierozzi

Costruire il domani: innovazione sostenibile e rigenerazione urbana

Giovanni Pierozzi