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I dieci gioielli dello scrigno terrestre

Dalla balena franca alla sequoia gigante: dalla farfalla monarca al pinguino africano… un sondaggio popolare dell’Earth Day Network ha evidenziato dieci, tra animali, piante ed ecosistemi, a rischio estinzione che rappresentano tutto il patrimonio di biodiversità da salvare.

Un milione di specie animali e vegetali è a rischio di estinzione a causa delle attività umane. Questo quadro allarmante è stato presentato lo scorso anno dall’IPBES, un gruppo di lavoro intergovernativo delle Nazioni Unite. Earth Day Network, la rete ambientalista che promuove la Giornata Mondiale della Terra, ha preso spunto da questa terribile prospettiva per chiedere ai suoi attivisti e al suo pubblico di individuare dieci di queste specie, su cui concentrare le iniziative di tutela dei prossimi mesi.

Senza ovviamente tralasciare le altre specie, era stato chiesto di votare dieci tra animali, vegetali e interi ecosistemi che potessero rappresentare tutte le creature che rischiano l’estinzione. La scelta è ricaduta su alcuni soggetti particolarmente “iconici”.

L’elefante asiatico, di cui rimangono 50 mila esemplari, è minacciato dai bracconieri e dalla riduzione degli habitat. La tartaruga liuto viene decimata dalle reti da pesca e dalle buste di plastica. Il pinguino africano sta scomparendo a causa dell’ inquinamento, della pesca senza controllo e del cambiamento climatico. Lo squalo martello viene sacrificato per le zuppe di pinne, “specialità” di alcune cucine orientali. Della balena franca nordatlantica si stimano siano sopravvissuti ormai soltanto 400 esemplari.

Nella lista dei dieci c’è anche una specie vegetale: la sequoia gigante, minacciata dagli incendi che flagellano il nord America. Anfibi e insetti sono rappresentati dalla farfalla monarca, che ogni anno migra dal Messico al Canada ed è messa in pericolo da siccità e pesticidi; e dall’axolotl, una salamandra molto particolare che sopravvive ormai soltanto in pochi specchi d’acqua in Messico. Lasciarla estinguere sarebbe un dramma anche perché viene studiata per alcune sue caratteristiche che potrebbero portare a nuove cure contro il cancro.

Le “preferenze” sono andate anche a quelli che non sono animali o piante ma interi ecosistemi. Le barriere coralline, i cui servizi ecologici resi al pianeta sono stati valutati in 375 miliardi di dollari. Servizi che potrebbero venire a mancare a causa del riscaldamento dei mari e dell’inquinamento. Ed infine la foresta pluviale amazzonica: custode del 10% della biodiversità del pianeta. La stiamo riducendo sempre di più per ricavare legname e far spazio a miniere, pascoli e campi coltivati.

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