Economia

Agenda 2030: UE punto di riferimento su molti Obiettivi di sviluppo sostenibile. Passi indietro su tutele degli ecosistemi terrestri e cooperazione…

Il report ASviS sulla situazione di ogni Paese UE rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Giovannini: “Italia ha tutto da guadagnare da politiche europee orientate alla sostenibilità”

L’Unione europea è l’area più avanzata rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, tuttavia permangono gravi ritardi che rischiano di far fallire il piano di azione su cui si sono impegnati tutti i Paesi del mondo nel 2015.

Lo rileva l’approfondimento del Rapporto ASviS “The European Union and the Sustainable Development Goals” presentato oggi alla Farnesina alla presenza della Viceministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Emanuela Del Re, del Segretario Generale del Ministero Elisabetta Belloni e dei responsabili delle sedi diplomatiche estere in Italia, degli istituti di cultura stranieri, delle agenzie dell’Onu e delle organizzazioni internazionali con sede in Italia.

 

Gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – per misurare la dinamica dell’Unione europea e dei singoli Stati verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030, rivelano che tra il  2010 e il 2017 la situazione migliora per nove Obiettivi (salute, educazione, parità di genere, energia, occupazione, città, produzione e consumo, cambiamento climatico ed ecosistema marino), peggiora per due (ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale), mentre per cinque (povertà, fame, infrastrutture, disuguaglianze, pace e giustizia) la situazione resta invariata (per l’Obiettivo 6, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, non è stato possibile creare un indicatore composito per mancanza di dati).

Restringendo l’analisi al breve periodo, tra il 2016 e il 2017 si segnalano miglioramenti nei due terzi dei casi, cioè per gli Obiettivi 1, 2, 3, 4, 5, 8, 10, 11, 14 e 16, stabilità per gli Obiettivi 7, 9, 12, 13 e 17, mentre nel caso dell’Obiettivo 15 si manifesta un peggioramento.

 

Il calcolo degli indicatori compositi è frutto di un complesso lavoro di analisi, condotto a partire dai dati pubblicati dall’Eurostat, che consente di valutare i progressi dell’Europa e di confrontare le performance relative dei singoli Paesi rispetto alla media dell’Unione.

 

I risultati medi europei – sottolinea il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – nascondono, per gran parte degli Obiettivi, situazioni molto differenziate tra gli Stati membri. Le nuove politiche europee devono cercare di ridurre queste differenze, che minano la fiducia nell’Europa dei cittadini che vivono nei Paesi in fondo alla classifica del benessere”.

 

“La scelta della nuova Commissione europea di mettere l’Agenda 2030 al centro di tutte le politiche – commenta il Portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – è molto importante e avrà notevoli riflessi anche sul modo in cui l’Italia deve disegnare e condurre le sue politiche. Non a caso, le recenti Comunicazioni sul Green New Deal, sull’organizzazione del Semestre europeo e sul Patto di Stabilità sono costruite intorno all’Agenda 2030 e aprono nuovi scenari. Il nostro Paese deve decidere se sostenere queste innovazioni o avere un atteggiamento conservatore. Non sono cambiamenti indolori, ma l’Italia ha tutto da guadagnare da politiche e fondi europei orientati verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

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