Interviste

Alessandro Polinori (LIPU): Un ambiente sano è un ambiente più resiliente

Earth Day Italia incontra il nuovo Presidente della LIPU

Alessandro Polinori, neo presidente di LIPU Onlus, ha visitato la sede di Earth Day Italia. Nell’occasione ha rilasciato un’intervista a EarthDay.it, discutendo delle linee guida della sua presidenza, della situazione nazionale e internazionale, dei temi caldi dell’ambiente e della sostenibilità.

Presidente, qual è oggi il ruolo delle associazioni ambientaliste in Italia?

Stiamo vivendo due crisi parallele: quella climatica e quella della biodiversità. Di conseguenza le associazioni ambientaliste si stanno attrezzando per affrontare queste tematiche a livello globale. Noi siamo Lipu “Bird-Life” Italia, quindi facciamo parte di un grande network che riunisce oltre 11 milioni di soci in tutto il mondo e cerca di portare avanti delle politiche di livello internazionale. Gli uccelli non conoscono confini, perciò anche le politiche per gli uccelli, le specie e gli habitat devono avere una visione internazionale. La nostra associazione continua a portare avanti battaglie molto importanti a livello nazionale e locale: dalla tutela delle specie, degli Habitat e della biodiversità, all’opposizione verso proposte fortemente impattanti nei confronti della biodiversità. Non agiamo però non solo “contro” qualcosa, ma anche “a favore”; e qui ci sono delle buone notizie: perché da un lato dobbiamo fare in modo che la natura non venga distrutta, dall’altro dobbiamo lavorare per ricostruirla.

L’associazione nasce come Lega Italiana Protezione Uccelli; ma, a parte questo acronimo, la LIPU stessa puntualizza che l’obiettivo non è puntato solo sugli uccelli. Come si è evoluta negli anni la vostra attività sul campo?

La Lipu è nata nel 1965 con il nome LENACDU: Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli. In quegli anni ’60 c’era un’incredibile presenza venatoria in Italia: si sparava quasi a ogni cosa volasse. Il problema quindi era andare contro la distruzione di questi animali. Poi è diventata “Protezione Uccelli”: non solo contro qualcosa, ma a favore della protezione degli animali. L’associazione considera gli uccelli degli indicatori ecologici: raccontano cioè lo stato di conservazione dell’ambiente. Studiando e proteggendo le specie di un determinato territorio, proteggiamo tutti gli habitat e gli esseri viventi di quell’ecosistema. È un approccio molto ampio e scientifico. Questo è importante: anche se le emozioni per noi sono fondamentali, partiamo da un approccio scientifico. Pian piano abbiamo anche affinato e modificato i metodi di comunicazione e di coinvolgimento delle persone, per far sì che anche temi piuttosto difficili possano essere di facile comprensione; tanto più in un momento in cui l’emergenza ambientale a livello planetario ci viene raccontata dagli stessi uccelli che risultano, anche in questo caso, degli indicatori ecologici.

Le ultime presidenze della LIPU hanno visto due mandati di Fulvio Mamone Capria – che ha fatto una grande attività con le istituzioni e con i media – e poi un veterinario: Aldo Verner, una persona che come lei viene “dal basso”, dal volontariato. Come è cambiata la presidenza, e come cambierà con lei?

Ho avuto la fortuna di crescere accanto a dei “mostri sacri”. Prima Marco Lambertini, che fu direttore di BirdLife International e del WWF internazionale. Poi ho avuto la fortuna di conoscere Mario Pastore, famoso giornalista della RAI, che è stato presidente per un lungo periodo quando ero un ragazzino. Anche se veniva dal mondo della Scienza, da maestro della comunicazione fece fare un grosso salto alla LIPU, portandola nelle case degli italiani. Non dimenticherò mai la sua partecipazione a una trasmissione televisiva con Raffaella Carrà, in cui anche lei si appassionò alle tematiche portate avanti dalla nostra associazione. Poi uno dei più grandi etologi della storia: Danilo Mainardi; ha lasciato un contributo e un patrimonio culturale che ciascun socio e volontario serbano nel proprio cuore. Nel mio piccolo (40 anni di attività da volontario) ho cercato di rubare con gli occhi gli insegnamenti di queste persone che negli anni hanno lasciato un segno indimenticabile. La presidenza è cambiata a seconda di chi rivestisse questo ruolo. Fulvio è stato molto presente nei territori. Aldo è stato molto attivo e operativo; anche se, purtroppo, l’emergenza covid è stato un freno da questo punto di vista. Peraltro negli ultimi quattro anni sono stato vice presidente: abbiamo cercato di fare attività, ma l’emergenza che tutti noi ci siamo trovati ad affrontare ne ha bloccate molte. Non ci sono rivoluzioni da fare, perché la Lipu è in ottima salute. Dal punto di vista strutturale e dell’organizzazione dello staff, abbiamo un direttore generale eccezionale; Danilo Selvaggi porta avanti un lavoro che, mi permetto di dire, ci invidiano anche le altre associazioni. A livello nazionale abbiamo un gruppo di volontari veramente encomiabile. Il mio contributo sarà il mettere a disposizione le mie caratteristiche e portare il mio sostegno ai territori, alle oasi, alle sezioni e ai centri, dalla Sicilia alle Alpi: perché esiste una sola Lipu. Poc’anzi parlavo di BirdLife International (l’associazione ornitologica internazionale di cui la Lipu è rappresentante per l’Italia, nda.): cercherò di far crescere questo punto di vista internazionale nei nostri volontari, studiando degli scambi e delle possibilità di crescita comune. Le “lipu” di ciascun paese hanno caratteristiche proprie da mettere in comune per condividere le esperienze e crescere. In generale proseguiremo nel nel lavoro di tutela della biodiversità, di valorizzazione delle caratteristiche naturalistiche dei diversi territori; facendo capire che è possibile uno sviluppo sostenibile, diverso dallo sfruttamento che purtroppo una serie di progetti vogliono portare avanti nel nostro paese. Anche gli uccelli regalano servizi ecosistemici: raccontando che un ambiente è ben conservato; dandoci la possibilità di ammirarli in tutto il loro splendore, attraverso la pratica del birdwatching. Questo, per esempio, può essere un elemento che consente lo sviluppo di un turismo naturalistico. Dovremo essere in grado di parlare alle persone più semplici. Chiaramente parleremo agli esperti del settore, agli ornitologi, che sono preziosissimi e che cercheremo di coinvolgere sempre di più; ma noi dobbiamo emozionare e coinvolgere anche chi non ha mai preso in mano un binocolo, non sa che cosa sia un fratino, non sa che vuol dire biodiversità, e non si rende conto del perché ci diamo da fare per proteggere la pernice bianca. Dobbiamo far capire che la tutela di questi animali può andare anche nella direzione dell’interesse di un semplice cittadino. È una scommessa molto importante.

A questo proposito del fratino che lei ha nominato, negli ultimi anni sono scoppiate polemiche per i grandi concerti sulle spiagge, che disturbano la fauna le abita, anche a nostra insaputa. Immagino sia complicato confrontarsi con le amministrazioni locali e con le grandi organizzazioni economiche che ci sono dietro queste concerti. Ciò che mi interessa però è il messaggio voi avete cercato di far arrivare alle persone: cioè che non sono battaglie di nicchia ma per l’ambiente e i servizi ecosistemici. A che punto è la l’educazione ambientale del popolo italiano? Questi messaggi vengono recepiti o si fa ancora ironia?

Ancora si sottovalutano questi aspetti, che sembrano minimali. Partendo dall’esempio del fratino: la battaglia non è stata semplice. In alcuni casi i mass media non hanno fatto una grande opera di comunicazione. Purtroppo è ciò che sentiamo quotidianamente rispetto anche a situazioni legate alla fauna e all’ecologia urbana: alcuni animali presenti in città sembrano diventare dei mostri di Loch Ness che improvvisamente possono mettere a repentaglio la vita di ciascuno di noi. In certi casi di presenza del fratino, le iniziative della Lipu e di altre associazioni per la tutela di quegli habitat e di quelle specie, sono state pochino ridicolizzate da alcuni mass media. Debbo dire però che, in generale, la sensibilità della popolazione è cresciuta moltissimo. Sicuramente è il frutto di decenni di impegno da parte delle associazioni ambientaliste, partendo dalle scuole. Le oasi della LIPU accolgono ogni anno decine di migliaia di studenti: dai bambini dell’asilo fino agli universitari recepiscono un messaggio; vengono coinvolti; possono diventare volontari; e a loro volta diventano testimonial nelle proprie famiglie e cerchie di amici di un messaggio ambientalista corretto.

Purtroppo sono stati organizzati grandi eventi anche in montagna e in ambienti per noi non idonei. Non sono battaglie di un gruppo di estremisti che vogliono impedire alle persone di divertirsi. Io vado ai concerti… peraltro sono anche un musicista! Quindi è qualcosa che sento nel cuore. Ma queste iniziative e attività vanno fatte negli spazi idonei come i palasport e i luoghi adatti alla musica. Gli ambienti naturali, le spiagge, le montagne, sono delicati; soprattutto in un paese come l’Italia che ha un’alta densità demografica. Le spiagge naturali, con dune costiere tanto delicate e preziose, sono rimaste davvero poche; quindi organizzare in questi luoghi raduni di decine di migliaia di persone, con interventi molto impattanti su questi habitat, è qualcosa che non reputiamo corretto. Si è parlato del fratino: questo piccolo uccellino che vive e deposita le uova sulla spiaggia; ma non richiede un ambiente senza essere umani: non vogliamo questo. Il fratino può stare tranquillamente accanto ai bagnanti, a patto però che le persone sappiano che c’è un animale, rispettino alcune regole di comportamento. Tutto va fatto con grande attenzione: basta sensibilizzare le persone, le istituzioni e le amministrazioni, affinché quel concerto magari venga spostato in un altro luogo. Si è costituito un comitato nazionale per la tutela degli ambienti naturali dai grandi eventi che riunisce oltre cinquanta sigle; in cui si fa un lavoro scientifico per far capire che quelle attività non sono adatte a quei luoghi. Non solo concerti: nelle ultime settimane abbiamo sentito parlare della polemica sulle esercitazioni militari presso il Parco Nazionale del Circeo; in uno dei siti più importanti: una zona umida chiamato “Pantani d’inferno”. Per fortuna c’è stato un intervento del Ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio che ha ribadito che queste tipo di attività non sono adatte a questi ambienti naturali e sensibili; ma vanno fatte in altri luoghi dove non ci siano questi impatti. Con un po’ di concertazione, e spiegando l’aspetto naturalistico con sensibilità, si può coesistere con le attività antropiche vengono nei luoghi idonei se dovesse identificarne due o tre.

Quali sono le urgenze normative, dal punto di vista ambientale?

Domanda da un milione di euro, perché le emergenze sono tante. Cerchiamo di dare anche un messaggio positivo, anche rispetto all’Europa che, per chi si occupa di biodiversità, è veramente un punto di riferimento fondamentale. Il Ministro dell’Ambiente ha appena approvato la strategia per la biodiversità, recependo quella europea che prevede, ad esempio, la tutela di una porzione importante del territorio italiano entro il 2030. Quando l’Europa ha approvato questa strategia sembrava un po’ il libro dei sogni: come se un ambientalista, uno di noi, avesse scritto questa strategia e l’avesse messa sul tavolo del Parlamento Europeo. Invece è diventata realtà e adesso noi studieremo questa strategia per la biodiversità italiana in maniera molto dettagliata, e verificheremo che l’attuazione sia più corretta possibile. Altra cosa molto positiva è la Restoration Law su cui la LIPU e tutti i partner di Bird-Life International si sono impegnati moltissimo. È qualcosa che ancora una volta cambia la prospettiva; perché non dice soltanto “non distruggiamo”, ma “ricostruiamo” biodiversità in habitat danneggiati. Il provvedimento dà anche delle scadenze importanti, con percentuali (di territorio nazionale da proteggere, ndr.) al 2030, al 2040 e al 2050; arrivando a percentuali altissime per gli ambienti che sono stati danneggiati dall’uomo. Cambia quella prassi della politica italiana degli interventi fatti dall’oggi al domani di cui il politico possa vedere (e rivendicare) il frutto nell’arco dei 3-4 anni in cui siede nel seggio del Parlamento: la biodiversità ha dei tempi più lunghi, quindi è fondamentale approvare dei provvedimenti che incidano sul medio o lungo periodo. Così arriviamo a un tema di grandissima attualità: la crisi climatica. La risposta più importante che possiamo dare alla crisi climatica è rispondere alla crisi della biodiversità; perché un ambiente sano è un ambiente più resiliente, anche rispetto ai cambiamenti climatici e a questi eventi climatici estremi, con i quali purtroppo ci dobbiamo confrontare ormai quotidianamente. Basta accendere la televisione: purtroppo subiamo sulla nostra pelle qualcosa che noi come ambientalisti denunciavamo da decenni.

Un altro elemento noi molto urgente è l’attività venatoria, per cui l’Italia è sotto la lente d’ingrandimento dell’Europa. Abbiamo fatto esposti e denuncia a livello europeo. È stata aperta una procedura della Comunità Europea e l’Italia dovrà rispondere. Qualora le risposte non dovessero essere esaustive arriveremo a una procedura di infrazione. Questo perché non è stato implementato il piano anti bracconaggio e una serie di specie non sono state adeguatamente protette. L’Italia purtroppo è sul podio dei paesi del Mediterraneo con il maggior numero di uccelli uccisi illegalmente. Avremmo fatto volentieri a meno di far parte di questa schiera di paesi “poco civili”. L’Europa ci tira giustamente le orecchie, perché la fauna è un patrimonio indisponibile di tutti i cittadini. Speriamo che l’Italia riesca a rispondere in maniera adeguata, contrastando il bracconaggio e tutelando le specie. Ad esempio c’è il tema delle munizioni al piombo nelle zone umide, e poi tutta una serie di tecnicismi piuttosto complessi. Insomma dobbiamo rispettare una serie di normative europee per tutelare la biodiversità e le specie, non solo per il bene di quelle specie ma anche per il bene di ciascun cittadino italiano ed europeo.

La Lipu ha anche una degna sezione “educazione” che va nelle scuole e porta le scuole in natura. Quali sono le eccellenze del nostro sistema scolastico dal punto di vista dell’educazione ambientale, naturale e scientifica? Quali invece le aree di intervento e i lati oscuri della Scuola?

Noi facciamo un grande lavoro nel campo dell’educazione. Mi permetto un piccolo inciso. Il covid è stata una disgrazia per tutti noi, dal punto di vista della salute, dell’impossibilità di vivere la natura e di frequentare i nostri affetti. L’unico elemento positivo – passatemi il termine – in questa drammaticità è stato il fatto che tutti siamo diventati più multimediali. Siamo stati in grado di accendere un computer e collegarci magari a una una lezione online. La Lipu ha dato vita alla SDAM, Scuola Danilo Mainardi: una vera e propria scuola di formazione in cui persone della Lipu, esperti dello staff, ma anche ospiti esterni all’associazione, come scienziati e ricercatori di fama internazionale, tengono lezioni riservate allo staff e ai responsabili di centri e oasi Lipu; altre sono per i soci e i volontari; ed altre aperte al pubblico. Sono vere e proprie lezioni che rappresentano un patrimonio comune. Chiunque avesse voglia di approfondire questi temi, gratuitamente e da casa, può seguire alcuni tra i più grandi esperti a livello mondiale.

In generale, in Italia, rispetto alla cultura e al patrimonio umanistico, gli aspetti naturalistici sono sempre stati messi un po’ in secondo piano. Questo lo vediamo nella sensibilità manifestata per anni da molte persone. Ora questa sensibilità sta aumentando. I mass media ci stanno aiutando a raccontare queste cose. Percepiamo che il mondo della scuola e dell’università è sempre più attento alle nostre tematiche, anche nell’ambito molto delicato ed importante dei bambini negli asili e delle elementari. Un esempio molto positivo è che stanno nascendo sempre più esperienze di “outdoor education”, partendo proprio dagli asili e dalle elementari: situazioni in cui persone, anche più grandi, possono vivere un contatto diretto con la natura. Questi bambini hanno la possibilità di vivere praticamente 365 giorni l’anno a diretto contatto con gli ecosistemi, ricevendo anche una serie di benefici dal punto di vista del benessere psicofisico. Queste sono esperienze che nella mittel Europa sono sviluppate ormai da decenni; peraltro in condizioni climatiche non sono quelle italiane. Perciò è importante che l’Italia stia finalmente approcciando una diversa considerazione dell’ambiente naturale.

Una cosa molto preziosa per noi è l’educazione dei cittadini. Ancora non poche persone percepiscono la natura come un fastidio, non conoscendola; non capendone le caratteristiche; non capendo quanto sia importante proteggerla natura anche per il nostro benessere. Alcune persone percepiscono la natura magari solo per le zanzare o per alcuni animali che vivono in città e che in qualche modo possono infastidirci. Proteggere gli ecosistemi invece è qualcosa che ci fa bene. Perciò è molto importante partire dai bambini più piccoli con un’opera di sensibilizzazione che poi loro porteranno a casa. Da parte degli istituti scolastici – partendo dalle elementari agli istituti superiori, fino alle università – c’è una crescente sensibilità; anche se in certi casi c’è una burocrazia complessa che, ad esempio per le uscite in campo, richiede un grosso lavoro da parte degli insegnanti. Devo dire però che incontriamo sempre più insegnanti molto motivati. Il nostro settore educazione, le oasi e i centri fanno un grandissimo lavoro di raccordo le strutture scolastiche e territoriali. Le scuole ci invitano sempre di più: oltre a portare i ragazzi nelle nostre strutture, nelle oasi e negli ambienti naturali, ci invitano anche a tenere lezioni in classe e nei laboratori; quindi a portare il nostro messaggio direttamente là dove i ragazzi quotidianamente vivono la propria esperienza scolastica.

Chiudiamo con le campagne in cui attualmente impegnata la sua associazione. Questa è l’epoca delle grandi petizioni online e delle campagne social. Che cosa sta proponendo in questo periodo la Lipu ai soci e al pubblico? E che cosa annuncia per il prossimo autunno?

Abbiamo appena concluso positivamente quella per la Restoration Law. Stiamo ancora portando avanti un’iniziativa contro il ByCatch: la cattura accidentale, durante attività di pesca, di animali che non sono oggetto della pesca stessa, come i delfini e le tartarughe marine. In questo caso la Lipu cerca di far conoscere al grande pubblico i danni per gli uccelli marini, che hanno dei numeri impressionati e pochi conoscono. Cerchiamo di sensibilizzare affinché si implementino una serie di provvedimenti e di strumenti pratici per impedire la cattura di questi animali, e affinché anche i cittadini possano dare un contributo. Stiamo portando avanti delle campagne sul tema dell’agricoltura; perché gli uccelli legati all’ambiente agricolo sono quelli che, negli ultimi decenni, sono diminuiti di più. Le rondini, ad esempio, che da sempre sono citate nei romanzi e nei racconti come il simbolo della Primavera, arrivano sempre di meno. Perciò, anche in ambito urbano, facciamo campagne per tutelare i nidi di rondine quando non sono occupati (in inverno, ndr.): quando la rondine è in Africa è importante proteggere quella casa perché tornerà a occuparla. Promuoviamo anche iniziative e campagne che portino avanti il progresso, nel rispetto però della biodiversità. Pensiamo alle energie rinnovabili: noi chiaramente siamo a favore, a patto che non impattino sulla biodiversità. Perciò va fatto un grande lavoro di studio e monitoraggio, ad esempio delle presenze ornitologiche. Ripeto: sempre con un approccio scientifico, cercando di promuovere forme di energia pulite ma rispettose degli ambienti, dei territori e delle popolazioni animali. È un lavoro molto complesso.

Continuiamo a fare attività anti bracconaggio: con i campi nei siti più caldi italiani da questo punto di vista; contrastando i bracconieri con le nostre guardie venatorie che svolgono questa attività molto importante accanto alle forze dell’ordine; ma anche facendo educazione nelle scuole affinché, ad esempio, tradizioni venatorie che ormai non sono più sostenibili vengano abbandonate dalle nuove generazioni.

Rete Natura 2000 è uno strumento europeo fondamentale per tutelare le specie e gli habitat. Stiamo cercando facendo un grosso lavoro affinché si includano nella rete di tutela anche le zone marine.

Siamo presenti nei territori con i centri di recupero che giorno accolgono decine di animali selvatici in difficoltà. E poi c’è tutto il lavoro a livello parlamentare, per cercare di contrastare le proposte che non sono a favore dell’ambiente; magari per proporre qualcos’altro che favorire l’ambiente, la biodiversità, gli uccelli e chiaramente gli esseri umani.

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