Da sinistra: Giulia Caneva, Paolo Grossoni e Pierluigi Sassi durante il convegno The Forest City
Da sinistra: Giulia Caneva, Paolo Grossoni e Pierluigi Sassi durante il convegno The Forest City
Pianeta

Gli alberi ci hanno cresciuto e noi li distruggiamo

Il rapporto tra natura e civiltà umana al centro nel convegno internazionale The Forest City

Il 29 e 30 maggio si è tenuto il convegno internazionale The Forest CityNature Based Solutions for a sustainable future, organizzato dall’Arma dei Carabinieri, da autorità governative e studi di ricerca di tutta Italia ed esteri, tenutosi all’Auditorium della Biblioteca Nazionale di Roma. Il tema principale dell’evento internazionale, come dice anche il titolo, ha riguardato l’unione tra il paesaggio boschivo e quello urbano, l’inserimento di foreste all’interno delle nostre metropoli. In conseguenza di ciò si è parlato del rapporto tra la natura e le civiltà antiche e moderne, tra città e campagna, la lotta al cambiamento climatico e come noi possiamo contrastarlo o abituarci ad esso, la sensibilizzazione dei cittadini verso la biodiversità. Una serie di approcci multidisciplinari che raccontano quanto sarebbe vantaggioso per noi e per il nostro pianeta portare avanti un progetto, nazionale come globale, di forestazione urbana.

Earth Day Italia, sensibile verso questi temi, ha avuto il piacere di contribuire a questa due giorni con la presenza del suo Presidente, Pierluigi Sassi, il quale ha moderato la conferenza d’apertura del secondo giorno, intitolata “Alberi, foreste e città: una storia millenaria”.Per dirla con le parole del Presidente stesso: “Una sessione molto suggestiva che esplora il rapporto tra l’uomo, l’albero e lo sviluppo delle civiltà, a partire da quelle più ancestrali fino ad oggi, la crescita delle città resilienti e dei suoi mercati.” Tutti e tre gli interventi hanno analizzato la qualità del rapporto tra l’uomo e la natura, vista come divina, un mezzo economico o un punto di partenza di rinascita sociale. La storia della civiltà umana, in sintesi, è misurabile anche dal nostro rapporto con alberi e foreste, attraverso il valore e ruolo dato loro nel corso dei millenni.

LA NATURA COME ENTITA’ DIVINA

Il talk ha avuto inizio con l’intervento della professoressa Giulia Caneva, docente di botanica e biologia vegetale dei beni culturali presso l’Università di Roma Tre, che ha analizzato come alberi e foreste venissero percepiti nell’immaginario degli antichi: “L’albero costituiva il cosiddetto axis mundi, elemento cardine del mondo considerato secondo la sua maestosità e robustezza, ma anche perché fonte di cibo, legname e medicine. Alcune popolazioni antiche percepivano gli alberi come rappresentazioni simboliche delle divinità, con radici legate alla terra e tendenti al cielo, collegamenti ideali con le divinità stesse.” Troviamo elementi di ciò nei templi antichi di Mesopotamia, Persia, Grecia e antica Roma, che mostrano capitelli con le sembianze di rami e chiome, ma anche disegni di arbusti nelle monete, affreschi sulle pareti delle vecchie domus, fitti colonnati simili a boschi nelle cripte delle antiche chiese romaniche. L’importanza data al mondo naturale”, conclude la docente, “si può riassumere col fatto che la dimensione gerarchica tra uomo, animale e pianta, nei tempi antichi, era del tutto assente. Questa triade si costituiva come un tutt’uno, un legame forte che univa la natura al contesto divino.”

STUDIARE LA RESISTENZA DI ORTI E PARCHI URBANI PER LA LORO CONSERVAZIONE

 L’intervento successivo è stato del professor Paolo Grossoni, docente presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze e Professore Emerito dell’Università di Roma Tre. L’excursus portato avanti ha riguardato gli orti botanici e i giardini storici di molte città italiane, e di come questi luoghi possano dare un contributo importante a livello strategico per la conservazione, ma anche l’ampliamento, di luoghi verdi all’interno degli spazi urbani. Il professore inizia il suo contributo parlando della “Capacità delle piante di rispondere in maniera adattativa, con vari processi di fisiologia vegetale, ai cambiamenti ambientali e climatici che si sono succeduti nel corso dei decenni. Il tema specifico riguarda la capacità che hanno le piante di resistere a ciò che noi stiamo provocando nel loro ambiente.” Questo può portare a capire meglio anche le relazioni che intercorrono tra i vari elementi e organismi viventi presenti in un ecosistema. L’invito del professor Grossoni è quello di studiare piante adulte presenti in orti, parchi e luoghi verdi urbani per immagazzinare dati utili al fine di poter conservare e aumentare le specie presenti. Inoltre il professore, parlando dell’importanza che hanno questi luoghi per l’attività didattica e l’educazione naturalistica, propone di estendere gli studi a livello nazionale e internazionale attraverso cooperazioni e attività comuni, sempre con l’obiettivo di conservare specie vegetali e selezionare quelle capaci di adattarsi a più contesti, in vista di una futura propagazione.

L’ AGORA’ DI OGGI TRA ECONOMIA, BENESSERE SOCIALE E SALUTE DEL VERDE URBANO

L’ultimo intervento della sessione è stato del professor Robert LaValva, designer e consulente di placemaking con esperienza in infrastrutture sostenibili, sistemi alimentari e sviluppo economico, che opera a New York. Il docente ha fatto una suggestiva presentazione sul rapporto tra i mercati urbani, la crescita e lo sviluppo delle città e i luoghi naturali come mezzo di sussistenza economica e produzione di beni. “Il luogo pubblico per eccellenza nel contesto antico”, spiega il professore, “era senza dubbio l’agorà, la piazza principale delle antiche città greche”, una vera e propria istituzione civica in quanto sede religiosa, politica ma anche commerciale, poiché qui veniva allestito il mercato più grande della polis. Venendo al contesto moderno, oggi i mercati pubblici sono le agorà di città o quartieri, e LaValva prende ad esempio il Fulton Fish Market di New York, il secondo mercato ittico per grandezza al mondo dopo quello di Tokyo, analizzando la sua storia e l’importanza che ha acquisito a livello sociale e culturale per l’intera metropoli.

Le foreste e i luoghi verdi delle città, secondo il professore, “possono essere associati alle piazze di condivisione sociale e ai mercati, degli autentici ecosistemi che condividono le stesse fragilità, causate proprio dai cambiamenti climatici, ma anche la stessa forza generatrice di biodiversità.”LaValva conclude la sua presentazione affermando quanto sia importante oggi un nuovo modo di fare mercato, che sostenga un equilibrio di convivenza tra economia, benessere sociale e proliferazione del verde urbano.

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