Nella Giornata per la Custodia del Creato papa Francesco e Bartolomeo I diffondono un messaggio congiunto per richiamare l’umanità alle proprie responsabilità verso il pianeta.
Due anni fa papa Bergoglio istituì la Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato, fissandone la ricorrenza al 1 settembre di ogni anno. La decisione era conseguenza della pubblicazione, qualche mese prima, dell’enciclica “Laudato Si’”, un documento fortemente “ambientalista” che si fonda sul concetto di “Ecologia Integrale”, ovvero di una stretta e inscindibile correlazione tra le comunità umane e l’ambiente naturale di cui le dottrine economiche e politiche devono tener conto per far progredire l’umanità.
La stesura dell’enciclica del 2015 ha goduto anche di contributi della Chiesa Ortodossa, nell’ottica di un dialogo interreligioso avviato da tempo. Così, oggi, nella terza ricorrenza della Giornata per la Custodia del Creato, il Papa e Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli hanno diffuso un messaggio congiunto che riassume i concetti della Laudato Si’ e richiama alla responsabilità popoli e governanti.
I due leader spirituali aprono il messaggio con un riferimento alla Genesi per introdurre il concetto che “la Terra ci venne affidata come dono sublime e come eredità della quale tutti condividiamo la responsabilità”. Una responsabilità finora disattesa dall’uomo che alla “collaborazione” con Dio per la cura del Creato, ha anteposto la propria “tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo” in nome dell’avidità, del profitto, e de “l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta”.
Francesco e Bartolomeo descrivono un’umanità “moralmente decadente” che “spadroneggia” sulla Natura per “alimentare le nostre strutture”, non avendo compreso che “la dignità e la prosperità umane sono profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione”. Un’indifferenza alle sorti degli ecosistemi naturali che la nostra società rischia di pagare a caro prezzo, non certo in un lontano futuro: “L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili”.
Qui riecheggiano i brani più marcatamente sociali del documento pontificio del 2015: quell’ecologia integrale in cui l’equilibrio tra natura, economia e benessere sociale garantisce il progresso umano, mentre gli attuali squilibri lo allontanano dalla strada maestra. Il messaggio congiunto ribadisce dunque che sono i poveri della Terra a pagare di più e per primi, ad esempio, per i cambiamenti climatici, e che il dovere di tutti è rispettare non solo i territori e le risorse naturali, ma anche le persone e gli animali che vivono in simbiosi con il proprio ambiente.
Le autorità spirituali invitano a una presa di coscienza: ad ascoltare il “grido della Terra” e ad “essere audaci nell’abbracciare nei nostri stili di vita una semplicità e una solidarietà maggiori”. Non manca un monito a chi occupa posizioni di potere: un “appello urgente” ad “attendere ai bisogni di chi è marginalizzato” e a “sostenere il consenso globale perché venga risanato il creato ferito”.
La riflessione si chiude con una preghiera che, lungi dal limitarsi ad invocare la benevolenza del divino, mira a ispirare le azioni dell’umano, per “cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo.”