Società

Silent night

Le grandi città proibiscono i botti di capodanno. Ambiente, salute, animali: tutti i buoni motivi per festeggiare senza frastuono l’arrivo del nuovo anno.

I botti di Capodanno, nelle varie forme dai fuochi d’artificio ai petardi, dalle fontane luminose ai razzi, sono purtroppo tra quei “piaceri” delle feste a cui dobbiamo rinunciare se vogliamo fare la nostra parte per la salvaguardia dell’ambiente. Almeno nelle forme più diffuse e utilizzate i giochi pirotecnici sono deleteri per diversi motivi. Nelle ultime settimane, e nelle ultime ore, diversi sindaci hanno risposto agli appelli delle associazioni ambientaliste ed hanno emesso ordinanze di divieto all’utilizzo dei fuochi nella notte di Capodanno. Il sindaco di Roma Gualtieri ha posto il divieto il 29 dicembre, vietando i fuochi privati (eccetto autorizzati) dal 31 dicembre al 6 gennaio compreso. Manfredi, il primo cittadino di Napoli, pur avendo vietato i botti, ha limitato il divieto dalle 16 del 31 a tutta la giornata del 1 gennaio. A Milano invece il periodo delle festività natalizie è compreso nell’ampio arco temporale in cui è vietato far esplodere i fuochi d’artificio, che va dal 1 ottobre al 31 marzo.

Gli effetti delle ordinanze di divieto, che non si limitano alle sole tre grandi città citate, si sono fatti sentire nel settore degli operatori di spettacoli pirotecnici, che avevano già lamentato l’80% del calo del fatturato del 2020 per la cancellazione di eventi e fiere a causa del Covid. Oggi gli imprenditori di questa filiera denunciano le disdette a cascata degli ordini già fatti da comuni, privati ed enti, a seguito delle ordinanze tardive. Certamente, come si accennava in apertura, questa pratica e questo settore economico dovranno essere riorganizzati e accompagnati verso forme di spettacolo più sostenibili ed ecologiche. Nelle dichiarazioni del Presidente dell’Associazione Pirotecnica Italiana riportate in queste ore dall’ADN Kronos, oltre alla preoccupazione per il danno economico, c’è la giusta riflessione che l’incertezza delle decisioni prese all’ultimo e non uniformi sul territorio nazionale, può spingere le persone a rivolgersi al mercato illegale dei fuochi, con conseguenze deleterie per la salute e per l’ambiente. Sarebbero necessarie delle soluzioni condivise a livello nazionale, se non europeo; ma soprattutto sempre più campagne informative dirette al pubblico per sensibilizzarlo sui rischi immediati, sui danni al patrimonio, all’ambiente, e sulle conseguenze a lungo termine dell’abuso dei fuochi. Di seguito ribadiamo i principali problemi legati all’utilizzo dei fuochi, anche di quelli conformi alle normative e legalmente in vendita.

L’inquinamento ambientale

La combustione necessaria alle luminarie e alle esplosioni, per quanto contenute e “sicure”, rilascia materie e composti che si diffondono nell’aria. Di sicuro aumenta in misura esponenziale il particolato atmosferico: secondo uno studio dell’ARPA della Lombardia, riportato da ADN Kronos, il 6% delle PM10 che inquinano l’aria di Milano per l’intero anno sono dovute ai residui dei fuochi di artificio di Capodanno. Le sostanze diffuse vanno dai metalli pesanti a componenti come il bario, l’arsenico, l’antimonio, l’alluminio, il potassio, lo stronzio, il magnesio, lo zolfo, il titanio, il manganese, il rame, il cromo e il piombo. Per non parlare degli involucri che contengono questi preparati, i quali esplodendo disperdono all’aperto pezzi di cartone, carta e soprattutto plastica che, se non raccolti prontamente, finiranno poi nei terreni o nelle acque reflue. Queste sostanze, soprattutto le più volatili, si depositano immediatamente sulle strade, sui cornicioni e sulle terrazze, sugli alberi e sui prati, per poi continuare a diffondersi nei giorni e nelle settimane seguenti con il vento, le piogge, e con il passaggio delle automobili.

L’inquinamento acustico

È ormai certo che l’inquinamento acustico, soprattutto notturno, è fonte di stress e altri disturbi della salute umana. Le aree urbane, i quartieri, i condomìni non sono abitati solamente da chi vuole festeggiare, ma anche da persone che hanno bisogno di sonno e riposo: di anziani, di malati, di bambini troppo piccoli per poter condividere la festa. Il fragore di quei minuti di “follia”, nel migliore dei casi sveglierà dei neonati, nel peggiore potrà causare scompensi e crisi mediche a chi dovrebbe riposare tranquillamente.

La strage degli animali selvatici

Nelle città, ma anche nelle fasce periurbane e nei piccoli centri di provincia, l’uomo condivide gli spazi con diverse specie animali selvatiche: volpi, cinghiali, gabbiani, pappagalli, cornacchie, storni, tortore e piccioni sono ormai diventati presenze comuni anche nelle grandi città. Ma anche animali più “discreti” vivono a stretto contatto con gli insediamenti abitativi: civette, ricci, falchi, pipistrelli, scoiattoli, testuggini, anfibi e rettili vari, e soprattutto un grande numero di piccoli uccelli, i passeriformi (passeri, cince, usignoli e simili), hanno imparato a condividere gli spazi e adeguare i propri comportamenti, ai ritmi di vita delle città. Di notte molte di queste specie, come i rapaci notturni (gufi, barbagianni, allocchi ed altri) entrano in attività mentre gli “umani” dormono, i rumori cessano e le luci si spengono. L’improvvisa esplosione di luci e deflagrazioni tipica della notte di capodanno, diffusa in tutti i centri abitati in contemporanea, sconvolge il volo, il movimento e l’orientamento degli animali notturni, e risveglia in modo traumatico quelli a riposo su alberi o nei loro rifugi notturni, spingendoli a una fuga disperata e “alla cieca”, tra fumo, lampi di luce e frastuono. Le conseguenze si notano ogni primo dell’anno con la conta degli animali morti per lo spavento, o per l’impatto con palazzi, lampioni, automobili ed altri ostacoli. Secondo una stima del WWF, ogni Capodanno miete in Italia 5000 vittime animali, di cui l’80% selvatici. Nel suo appello annuale ai sindaci italiani la LIPU ha ricordato due casi emblematici: la morte di 5000 merli durante uno spettacolo pirotecnico, nel 2010 in una cittadina dell’Arkansas; e lo spettacolo macabro di centinaia di storni ritrovati senza vita per la strada la mattina di Capodanno del 2021 a Roma, nei dintorni della Stazione Termini.

Il terrore imposto agli animali domestici

Il restante 20% di vittime animali a San Silvestro si conta tra quelli domestici. Tra i più colpiti ci sono i più sensibili ai rumori: principalmente cani e gatti, che non possono essere consapevoli o aspettarsi ciò che succede allo scoccare della mezzanotte. Le conseguenze per questi animali sono spesso traumatiche e talvolta fatali. Il consiglio degli esperti è di portarli in casa, tener loro compagnia, isolarli il più possibile dal rumore, magari mettendo della musica per coprire un minimo il frastuono esterno. Da non trascurare neanche l’effetto dei botti sugli animali da allevamento: ovini, bovini, conigli, suini, cavalli e asini che, soprattutto nelle aree rurali periferiche alle città, subiscono il “bombardamento” di fine anno con non meno paura rispetto a cani e gatti. In molti casi si sono verificati aborti spontanei dovuti al trauma delle esplosioni.

L’invito per chi legge è dunque astenersi dal partecipare a questo rito, allegro e tradizionale sì, ma non conforme al cambiamento di stile di vita in senso ecologico e sostenibile a cui siamo tutti chiamati. Il sacrificio in fondo non è eccessivo: dieci minuti di frastuono e di luminarie, sacrificati al bene superiore della tutela dell’ambiente, della salute e degli animali. Una “notte silenziosa” durante la quale riflettere sul fatto che possiamo iniziare ad attuare i buoni propositi per l’anno nuovo già dalla mezzanotte del 1 gennaio.

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