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La mano dell’uomo dietro gli incendi italiani

Il Ministro Cingolani comunica al Parlamento le statistiche sugli incendi: il 70% è causato dall’uomo. Aumentano reati e territori devastati, ma anche denunce e arresti. Dal PNRRR fondi per il monitoraggio e la prevenzione.

La dolorosa conta degli incendi non può purtroppo dirsi definitiva, finché la stagione estiva non sarà terminata e le condizioni meteo più fredde e umide non rappresenteranno una barriera naturale all’insorgere e al diffondersi dei roghi. È però possibile avere un quadro della situazione nel Paese, grazie ai dati e alle stime presentate negli scorsi giorni al Parlamento dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

Il dato più drammatico è che dietro il 57% degli incendi c’è la mano consapevole di un criminale. Se a questi si aggiunge un 13,7% di roghi innescati da distrazione o incuria la percentuale di incendi di origine umana supera il 70%.

Nel 2020 (estate di pandemia, va ricordato) il censimento dei fuochi si è fermato a 4233. Il che, secondo queste percentuali, vorrebbe dire che circa 1100 sono stati appiccati di proposito e oltre 3000 sono comunque di origine umana. Altri dati che non inducono ottimismo sono l’aumento di questo genere di reati rispetto al 2019: +8,1%; e l’impennata della superficie di territorio distrutta dalle fiamme: +18,3%. Per fortuna crescono anche, e di molto, le denunce per questi reati ambientali (+25,2%) e gli arresti (+80%). Le Forze dell’Ordine, nel 2020, hanno raccolto denunce per 552 persone, che hanno portato a 18 arresti.

Cingolani, che nel resoconto alle Camere ha ribadito il ruolo decisivo anche dei cambiamenti climatici nel creare le condizioni ideali per gli incendi, ha anche fatto il punto sulle misure di contrasto messe in campo dal Governo, indicando punti forti e deboli della macchina dei soccorsi: “La parte dell’intervento degli aerei, anche con la cooperazione internazionale, ha funzionato bene. La fase preventiva, invece, ha avuto qualche inefficienza”. Il Ministro ha anche ricordato la legge vigente che, per prevenire gli incendi a scopo di speculazione, stabilisce che: “per cinque anni non si può piantare un albero e per dieci non si può costruire niente. La legge a me sembra perfetta – ha valutato il Ministro – dovrebbe scoraggiare chiunque ad appiccare incendi”.

La nota del MITE che commenta l’intervento di Cingolani, sottolinea l’importanza de “la prevenzione e il controllo, così come la manutenzione dei territori”; puntualizzando poi le prossime linee di intervento indicate dal Ministro, che fa riferimento ai finanziamenti per la digitalizzazione e la mappatura delle aree protette, previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Grazie al Pnrr è previsto l’uso di reti di satelliti europei, droni e osservazione a terra. I satelliti passano ogni quattro ore sullo stesso punto. Se si collezionano le immagini e si controllano, possiamo avere un monitoraggio efficace. Naturalmente proteggendo queste mappe”.

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