Società

Cavallette e grilli in tavola? Il “novel food” in Italia e in Europa

La legislazione italiana si adegua all’UE e apre ai nuovi alimenti. “Ecosistema” intervista Gaia Cottino, antropologa culturale, autrice di “Cavallette a colazione”.

Ad inizio anno ha fatto scalpore la notizia che anche in Italia, in seguito al varo da parte del Governo di alcuni decreti attuativi,  è diventato legale produrre e vendere farine derivate da insetti, in particolare si è parlato dei grilli.

In realtà è stato un passo obbligato in quanto a gennaio dell’anno scorso l’Unione Europea aveva ribadito l’inserimento di due specie di insetti nella lista dei cosiddetti novel food: i nuovi alimenti derivati da ingredienti non tradizionali e autorizzati per il consumo umano.

Nell’UE ci sono attualmente quattro specie di insetti autorizzati al consumo umano, tutti in forma congelata, in pasta, essiccati oppure in polvere: Acheta domesticus (il grillo domestico), Alphitobius diaperinus noto come verme della farina (si tratta in realtà della forma larvale di uno scarabeo), Tenebrio molitor (la tarma della farina, un altro coleottero o scarabeo), e Locusta migratoria (la nostra cavalletta, o più propriamente “locusta”)

Per Novel Food –  secondo la definizione ufficiale che ne danno le istituzioni europee – si intendono gli alimenti che non sono stati consumati in misura significativa dagli esseri umani nell’UE prima del 15 maggio 1997, data in cui è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi alimenti.

Si tratta di diverse categorie di alimenti inconsueti. Quelli “innovativi o di recente sviluppo”: ad esempio l’olio di krill antartico, derivato dai piccoli crostacei che formano il plancton. Quelli “prodotti utilizzando nuove tecnologie e processi”: ad esempio la carne sintetica, che però non è ancora autorizzata nell’UE; oppure latte, pane e funghi trattati con raggi UV durante la fase di trasformazione. O infine quelli che sono da tempo cibo tradizionale di altre culture: ad esempio i semi di chia, oggi diffusissimi e molto consumati in Europa, derivati dalla Salvia hispanica e tipici delle cucine del Messico e del Guatemala; o il succo di noni, derivato dal frutto della Morinda citrifolia, anche detto gelso indiano, molto apprezzato anche in Italia come integratore alimentare.

Regolamenti a parte, nella puntata di oggi di “Ecosistema“, la rubrica radiofonica di Earth Day Italia, ci siamo interrogati sul nostro rapporto con alcuni alimenti, sulla curiosità di assaggiarli o sul disgusto che ci provocano.

Quali sono i vantaggi di questi alimenti? Nella nostra stessa cultura, che cosa piaceva o disgustava i nostri antenati, di diverso da noi? Esiste un tabù definitivo? Un cibo animale o vegetale che nessuna cultura accetterà mai? Come accolgono queste novità gli agricoltori e gli allevatori? Le contrastano o valutano di convertire le loro aziende?

Ci ha risposto Gaia Cottìno, ricercatrice e docente di Antropologia Culturale all’Università di Genova, specializzata sui temi del cibo, della nutrizione e delle politiche agricole locali e globali su cui ha scritto diversi libri. Tra cui l’ultimo, pubblicato in questi giorni: “Cavallette a colazione. I cibi del futuro tra gusto e disgusto” edito da UTET. Di seguito il podcast della puntata condotta da Luca Collodi.

 

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